sabato 22 gennaio 2011

Capparis spinosa

Fiore di cappero
Il cappero è una specie tipica della flora spontanea del mediterraneo diffusa in molti paesi a clima caldo e arido come il Marocco, la Spagna e il Sud dell'Italia.Teme il gelo e richiede temperature non troppo rigide ma, in ambiente riparato ed esposto a mezzogiorno, si spinge sino ai piedi delle Alpi.
E' una tipica pianta ruderale le cui robuste radici trovano riparo e appiglio tra tegole sconnesse e muri sbrecciati di campagna o in terreni pietrosi calcarei e vulcanici. In estate, da giugno a settembre, si ricopre di fiori rosati, profumati ed appariscenti per un artistico ciuffo di stami porporini e i suoi boccioli fiorali costituiscono un gustoso condimento della cucina mediterranea.
Caratteristiche botaniche
Botanicamente il cappero appartiene alla famiglia delle Capparidacee ed in particolare al genere Capparis, che comprende diverse specie delle quali la piu' diffusa, nel bacino del Mediterraneo,e' la Capparis spinosa accompagnata nelle aree piu' calde dalla Capparis ovata. E' curioso notare come i nomi botanici delle due specie siano particolarmente mal scelti, le foglie della varieta' spinosa sono,infatti, particolarmente ovate e la varieta' ovata ha spine molto piu' sviluppate della Capparis spinosa. Entrambe le specie sono arbusti sempreverdi, con la base del fusto di consistenza legnosa e la parte superiore erbacea. I rami sono generalmente penduli e striscianti sul terreno e portano foglie lucide e carnose, alla base delle quali si formano stipole trasformate in aculei spesso caduche o poco sviluppate.
Modi di impiego
Capperi a Selinunte
La pianta spontanea era gia' nota nell'antichita' e veniva usata prevalentemente come pianta medicinale per la cura delle forme artritiche e come antianemico e diuretico. Tra le popolazioni berbere del Nord Africa era invece nota per le notevoli qualita' cosmetiche e veniva utilizzata per preparare creme di bellezza. A conferma di questa qualita' da pochi anni e' stata isolata nel cappero la sostanza denominata capperirutinia che ha evidenziato notevole efficacia contro l'aridita' e la senescenza della pelle. Senza dubbio, comunque, la piu' nota utilizzazione del cappero e'in gastronomia dove costituisce un insostitubile condimento di numerosi piatti della cucina miterranea. Il prodotto principale della pianta e' il bocciolo fiorale raccolto ancora chiuso, tenero e facilmente asportabile, conservato sotto sale o in aceto.
Esigenze colturali
A scopo alimentare vengono utilizzati anche i frutti, simili a cetriolini e impiegati nella preparazione dei sottaceti; si usavano in passato anche i germogli simili ad asparagi e consumati freschi o sotto sale. In Italia la coltivazione e' quasi esclusiva delle isole di Pantelleria e Salina. Il cappero e, infatti, una pianta perfettamente idonea a valorizzare le condizioni marginali dell'agricoltura di queste zone. E' una pianta resistente all'aridita', al forte vento e ai terreni calcarei e viene coltivata in piccole aziende a conduzione familiare che riescono a trarne un certo reddito.
In giardino
Cappero selvatico
Come pianta da giardino ha un'ideale collocazione nelle composizioni rocciose e nei muretti a secco delle aree marine e gia' da alcuni anni i vivaisti ne hanno intuito le preziose qualita' estetiche inserendola in catalogo come pianta da roccaglia. Non ha uno sviluppo molto rapido ma, superato lo stadio giovanile, tendera' a ricoprire con lunghi rami penduli muri e terrapieni. La propagazione si fa per seme e non e' semplice. I semi duri e lucenti vanno tenuti immersi nell'acqua 24 ore; si prepara un miscuglio di terra e concime, preferibilmente pollino, che si distribuisce tra le crepe del muro ben inumidito, quindi si introducono i semi, soffiandoli dentro con una cannuccia. La semina viene fatta in gennaio o febbraio quando il terreno presenta una certa umidita 'e si hanno maggiori probabilita' di germinazione.
Nell'orto
Se si vuole coltivare il cappero come pianta da orto, si semina in agosto o in settembre in semenzaio considerando che normalmente da due grammi di seme si ottengono, per metro quadro di semenzaio, circa 100 piantine da trapiantare. Quando le piantine presentano 5-6 foglie si interrano in buche profonde 30-40 centimetri disponendo quattro piante per metro quadrato. Con una buona concimazione d'impianto non sara' piu' necessario effettuare ulteriori cure colturali. Gia' dal secondo anno si ottiene una discreta produzione e con poco sforzo, negli anni successivi si arriva a raccogliere sino a cinque chili a pianta di prodotto fresco. Dopo la raccolta, i boccioli fiorali devono essere lasciati asciugare al sole e conservati preferibilmente sotto sale. La conservazione in aceto non e' da buongustai, se ne perde l'aroma e il classico gusto mediterraneo.

Di cappero ne ho parlato anche qui

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