mercoledì 9 febbraio 2011

Asparagi a Pantalica


La domenica mattina, quando ci si sveglia con un tiepido sole, è bello  riuscire ad organizzare, dopo un rapido giro di telefonate tra amici, un’uscita fuori porta con panini al seguito. Sta per cominciare la stagione degli asparagi selvatici e non vedo l’ora di constatare di persona, primo: se gli asparagi sono spuntati; secondo se i cercatori di professione ne hanno lasciati. Al mercato, infatti, ho già visto in vendita, piccoli mazzetti di asparago bianco, in dialetto siciliano "sparaciu biancu” che è il primo a entrare in vegetazione; ma l’asparago bianco o Asparagus albus è anche il meno pregiato tra gli asparagi selvatici perché più amaro, molto aromatico e subito spinoso. Io cerco invece l' asparago spinoso o Asparagus acutifolius che cresce abbondante nelle sciare, nelle macchie e nei boschi aridi, dal livello del mare fino a 1500 m di altitudine ed il cui sapore forte ed aromatico è ineguagliabile per la più classica delle frittate.

Decidiamo di andare a Pantalica, area archeologica di primo piano, in Sicilia, in quanto sede di una necropoli rupestre tra le più grandi ed importanti del Mediterraneo e sede, inoltre, di una riserva naturale orientata, insieme con la vicina Valle dell’Anapo, istituita per salvaguardare la vegetazione fluviale a platani, oleandri e salici spontanei che caratterizza questo angolo di Sicilia.

Pantalica è’ il posto ideale per fare turismo culturale, escursionismo e.. per cercare asparagi lungo le balze calcaree della cava attraversata dal fiume Calcinara.
Non mi faccio troppe illusioni però, la strada da percorrere giù fino al fiume è assai battuta e gli operai della forestale, posti a custodia della riserva, sono cercatori esperti e spietati. All’inizio del sentiero ecco le prime macchie di asparago, facili da riconoscere per i fusti aerei di colore verde scuro, contorti ed ammatassati in forme lianose, coperti di foglie pungenti, spinose all’apice. Guardo alla base del cespuglio in cerca dei giovani turioni ma, accidenti, qualcuno è già passato; i nuovi germogli sono stati tagliati, raccolti da mano esperta. I forestali, appunto.

Ma chi se ne importa, in fondo, degli asparagi selvatici; mi guardo intorno e tra le tombe rupestri scavate nella roccia, vedo i segni della primavera incipiente: Erica multiflora in piena fioritura, Centranthus ruber dai fiori cremisi, Euphorbia gialla, timo, rosmarino, asfodelo.
Godiamoci questa giornata di ozio al sole e gli asparagi li comprerò al mercato, alla faccia… dei forestali.

Erica multiflora

 
Centranthus ruber
P.S. Notizie botaniche sugli asparagi selvatici

Asparagus albus
Gli asparagi selvatici sono tra le specie più' note e diffuse della flora spontanea del Mediterraneo, conosciuti sin dall'antichità per la caratteristica di produrre, in primavera, germogli eduli e per le rinomate proprietà medicinali di alcuni organi sotterranei della pianta (zampe). Furono i Romani, in particolar modo, ad apprezzarne le qualità alimentari tanto che Plinio poteva ricordare che "..la natura aveva fatto gli asparagi selvatici (corrude) perché dappertutto chiunque potesse coglierne.."; solo in seguito, dalle diverse specie spontanee, gli stessi Romani derivarono ceppi di asparagi coltivati chiamati ”astile ”.
 
Asparagus acutifolius
Il Pignatti segnala in Sicilia la presenza di circa 7 specie diverse di asparago selvatico ma, in realtà, tre sono le specie raccolte: Asparagus albus o asparago bianco;
 l' asparago selvatico pungente, detto in dialetto "sparaciu niuru" e l'asparago spinoso o orrido detto in dialetto "sparacogna sarvaggia”, in vegetazione nella tarda primavera. Tutti sono raccolti e commercializzati sul mercato locale dove sono molto richiesti perché di sapore ben più intenso e deciso rispetto a quello dei turioni delle moderne varietà' coltivate.
http://www.dipbot.unict.it/alimurgiche/scheda.aspx?i=3
 

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